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Manipolazione dei geni. Il dubbio di Ippocrate tra scienza e coscienza.
Inserito il 16 dicembre 2004 alle 14:54:14 da admin. Stampa Articolo | Stampa Articolo in pdf
la bioetica
A Trieste, tenuta dal professor Adriano Bompiani, già ministro degli affari sociali, titolare della cattedra di Clinica Ostetrico Ginecologica del Politecnico Gemelli di Roma, nella sala Baroncini delle Assicurazioni Generali, si è svolta una conferenza sul tema”Bioetica oggi in Italia”. Dal preambolo storico del professor Bompiani sulla nascita della bioetica si comprende come fino agli anni del concilio Vaticano II la morale medica fosse bene o male unitaria e sempre ispirata all’etica ippocratica. Non erano riscontrabili in merito, specificità riferibili alle varie religioni o culture.

“In seguito invece incominciò a differenziarsi un filone di matrice protestante che si appoggiò non tanto sulla legge morale individuale (quella fondata sui dieci comandamenti) quanto sui diritti fondamentali dell’uomo”, ha spiegato il professor Bompiani. “Di qui l’obbligo di far conoscere la verità, con la conseguenza di comunicare al malato la diagnosi, il diritto alla paternità e a alla maternità responsabile e quindi anche alla contraccezione, il diritto alla fertilità anche indiretta da cui l’inseminazione artificiale, il diritto di impedire la fecondazione e quindi la possibilità della sterilizzazione ed infine il diritto ad una morte degna cioè l’accettazione dell’eutanasia”. I cattolici dal canto loro possono rivendicare le prime posizioni di papa Pio XI sull’inseminazione artificiale negli anni Trenta, e lo sviluppo dell’etica medica con papa Pio XII, pontefice che più si è interessato ai problemi legati all’anestesia, alla donazione di cornee ed alle tecniche che alleviano i dolori del parto. Non meno importanti per completare il quadro nel quale la bioetica si è inserita sono i “diritti fondamentali” dell’uomo. Argomento sviluppatosi dopo il processo di Norimberga, con la condanna dei crimini nazisti che hanno utilizzato l’individuo umano quale cavia da esperimento. Ma più di qualcuno suppone che la bioetica, intesa come oggi la conosciamo, non sarebbe realmente nata se negli anni ’40 e ’50 non fossero state somministrate sostanze dannose e cellule cancerose a soggetti umani del tutto ignari!

Secondo il professor Bompiani la bioetica è il risultato scaturito dalla fusione della filosofia morale (poter “agire” seguendo anche i propri ideali), del diritto e dell’etica medica. “Nella scienza giuridica esiste il contrasto tra i diritti dell’uomo ed il diritto codificato dallo stato che non tutela l’embrione, considerato come proprietà dei genitori”, ha tenuto a precisare Adriano Bompiani. “L’etica medica dal canto suo si è dovuta adeguare al progresso scientifico staccandosi pian piano dall’etica ippocratica definita paternalistica per la scarsa informazione del paziente da parte del medico”. Sono stati determinati allora quattro sostanziali principi secondo i quali doveva essere esercitata la medicina. Il primo definito di “beneficialità”, dettato anche da Ippocrate, prevede che il medico operi per il bene del malato. Il secondo è quello dell’autonomia del paziente, ovvero una valorizzazione della sua volontà: ciò comporta degli aspetti positivi ma anche dei rischi e dà sostegno alle pretese di eutanasia. Il terzo principio della “non maleficienza”, vecchissima regola ippocratica di non procurare danni ai malati, rappresenta in termini di bioetica moderna la tutela anche dal punti di vista legale nei confronti degli errori medici perpetuati. Infine il principio della giustizia consente ad ogni individuo di ricevere le cure sanitarie senza discriminazioni di razza, si sesso, di status sociale.

Va però sottolineato che i biologi in Italia, a differenza della classe medica, non hanno ancora un codice etico per cui possono agire anche su materiale umano con estrema indifferenza: “Alcuni di essi infatti non ammettono differenze tra il lavorare sulla specie umana o su quella animale”, ha raccontato il professor Bompiani. Un problema di estrema importanza se si considera il fatto che alcuni paesi hanno accettato la ricerca su embrioni umani, appositamente fecondati, fino al quattordicesimo giorno di vita. Nessuno è in grado di dire fino a dove la scienza si spingerà o fino a dove l’umanità le permetterà di spingersi. Ma al di là dell’orizzonte ultimo che il progresso saprà conseguire la vera sfida è far sì che le scoperte scientifiche non si rivolgano contro l’uomo. Difendere la vita specialmente nei momenti in cui l’uomo è più debole costituisce il vero imperativo etico dei nostri giorni .
Massimiliano Fanni Canelles
 
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