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Aspartame e tumori nei ratti, ma nell'uomo?
Inserito il 19 luglio 2005 da admin. - scienze_varie - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Uno studio documenterebbe un aumento dose-correlato di linfomi e leucemie in femmine di ratto trattate per tutta la vita con aspartame.

Sono stati studiati ratti stratificati in sei gruppi cui sono state somministrate varie dosi crescenti di aspartame dall'età di 8 settimane fino all'età della morte spontanea degli animali più un gruppo di controllo. La mortalità degli animali non è risultata influenzata dalla somministrazione dell'aspartame. Solo negli animali di sesso femminile si è assistito ad un aumento statisticamente significativo di linfomi e leucemie, che gli Autori definiscono dose-correlato (p<0,05), rispetto a quanto osservato nel gruppo di controllo. L'effetto é stato osservato anche alla dose di 20 mg/kg di peso corporeo, che è inferiore a quella ammessa per l'uomo dalla normativa vigente (50-40 mg/kg di peso corporeo). Il mantello degli animali esposti ad aspartame, specie alle dosi maggiori, ha assunto un colorito giallastro che gli Autori hanno ricondotto ad un effetto simile riscontrato in ratti esposti all'assunzione di formaldeide nell'acqua da bere. Da notare che l'esposizione dei ratti all'aspartame è risultata associata a differenze significative tra i vari gruppi nella quantità di cibo assunto, ma non ad una differenza nel peso degli animali. Gli Autori ipotizzano che l'aspartame nella metabolizzazione produca metanolo che a sua volta viene trasformato, sia nell'uomo che nel ratto, prima in formaldeide e poi in acido formico. I medesmi Autori avrebbero inoltre dimostrato in precedenti lavori che la somministrazione di formaldeide ai ratti è associata con un aumento di incidenza di linfomi e leucemie. Dato che, secondo alcuni Autori, l'evidenziazione di un effetto carcinogenetico nel ratto sarebbe predittivo di un effetto simile anche nell'uomo, gli Autori del presente lavoro richiedono una rivalutazione dei livelli consentiti di assunzione dell'aspartame nei cibi e vivande specie se destinati ai bambini. I risultati dell'esperimento sono stati comunicati al ministero della Salute ed all'Istituto superiore di sanità in aprile. Nella seconda metà di giugno sono stati presentati all'Agenzia europea per la sicurezza alimentare ed al National Cancer Institute del governo americano.

Fonte: Europ. J Oncol., 2005 (in press) scarica lo studio

Commento di Luca Puccetti

Il Comitato Scientifico per gli Alimenti della Commissione Europea (SCF) - oggi Autorita' Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) - nel dicembre 2002 ha dichiarato che l Aspartame é un dolcificante intensivo i cui componenti sono analoghi a quelli che generalmente si assumono con il cibo. L'Aspartame, approvato dallo SCF nel 1983 e dalla Food and Drug Administration (FDA) nel 1981 é, secondo Federchimica, uno degli ingredienti più approfonditamente analizzati, con oltre 200 studi che confermerebbero la sua innocuità. Oltre a SCF e FDA, anche il Comitato Congiunto di Esperti sugli Additivi Alimentari (JECFA) dell' Organizzazione Mondiale della Sanita' (OMS) e della Organizzazione Mondiale dell'Alimentazione e dell'Agricoltura (FAO) hanno stabilito che l'Aspartame è di uso sicuro. In questo contesto i media hanno amplificato in modo assolutamente improprio e sproporzionato l'annuncio di uno studio, ancora non pubblicato, sui ratti. Siamo dunque ben lontani dall'avere evidenze concrete di pericolo nell'uomo. Fanno parte del tipico panorama politico italiano, le dichiarazioni di tal Luana Zanella, deputata Verde della commissione Affari Sociali, che avrebbe rivolto un'interrogazione al ministro della Salute, chiedendogli di prendere provvedimenti immediati, dopo le notizie sui "gravissimi rischi legati all'uso dell'aspartame", pur in attesa di riscontri scientifici, affinché la sostanza sia sospesa subito dal commercio. Il Ministro Storace avrebbe dichiarato: ''Le notizie scientifiche legate all'aspartame non sono affatto da sottovalutare. Ho dato disposizione al Consiglio superiore di Sanità di occuparsene con immediatezza, per adottare, anche alla luce delle valutazioni fornite in materia dai Comitati misti della Fao e dell'Organizzazione mondiale della Sanità, oltre che dal Comitato scientifico per l'alimentazione umana, eventuali iniziative di nostra competenza. Mai come in questi casi, c'è bisogno di certezze, che è necessario assicurarsi nei tempi più rapidi. Ovviamente è fondamentale anche avere elementi che suffraghino la decisione dell'Agenzia europea per la sicurezza alimentare, che sconsiglia misure restrittive. Ma l'Italia ha il diritto-dovere di garantire i consumatori e su questa linea si muoverà il ministero della Salute''. La situazione avrebbe necessitato comportamenti ben più prudenti e responsabili da parte dei vari interlocutori, specie istituzionali. Si rischia infatti di creare un allarme sociale ingiustificato sulla base di dati scientifici assolutamente preliminari, la cui trasferibilità all'uomo è tutta da dimostrare e che contrastano con molti altri studi che gli Autori del presente studio ritengono tuttavia non adeguati. Occorre anche osservare che la dichiarata dose-dipendenza non è affatto chiara e, se esiste, è presente fino a dosi crescenti di un certo livello per poi mostrare un plateau. La vicenda richiama, come già molte volte affermato, l'assoluta necessità di una regolamentazione dell'informazione scientifica al pubblico per evitare strumentalizzazioni e campagne scandalistiche suffragate da basi scientifiche tutte da dimostrare che di certo hanno solo la grande notorietà che conferiscono a chi le annuncia, diffonde e cavalca.

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