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Contraccetivi orali riducono rischio di cancro ovarico
Inserito il 21 settembre 2008 da admin. - ginecologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

I Contraccettivi Orali sembrano conferire una protezione a lungo termine nei confronti del carcinoma ovarico.

I contraccettivi orali (CO) sono attualmente assunti da più di 100 milioni di donne. Questi farmaci possono ridurre il rischio di carcinoma ovarico, ma la reale efficacia di un loro impiego in tale ambito dipende anche dal perdurare della protezione dopo la cessazione dell’uso.

Per valutare questo effetto è stata condotta un’analisi di 45 studi epidemiologici, coinvolgendo 23257 donne in totale affette da carcinoma ovarico (casi) e 87303 donne senza questa neoplasia (controlli). Sono stati raccolti dati relativi all’uso di CO, quali durata dell’assunzione, età della paziente ed anno della prima assunzione, età ed anno dell’ultima assunzione.
È stato stimato il rischio relativo di carcinoma ovarico in relazione all’uso di CO, stratificando il campione per tipo di studio, età dei soggetti, numero di gravidanze ed eventuale isterectomia.

In totale, 7308 (31%) casi e 32717 (37%) controlli hanno usato in maniera continuativa CO, con una durata d’uso in media di 4,4 anni per i primi e di 5 anni per i controlli. Più duratura è stata l’assunzione di CO, maggiore è stata la riduzione del rischio di carcinoma ovarico (p<0,0001), riduzione che persisteva anche a più di 30 anni dall’interruzione del trattamento, anche se diminuiva con il passare del tempo.
Infatti, in proporzione, la riduzione del rischio per 5 anni di assunzione di CO è stata del 29% (IC 95%: 23-34%) se il trattamento era stato interrotto da meno di 10 anni, del 19% (14-24%) e 15% (9-21%) dopo rispettivamente 10-19 anni o 20-29 anni dall’interruzione del trattamento.

Lo studio ha coperto un arco di tempo molto ampio, fino al gennaio 2006. L’impiego dei CO negli anni ‘60, ’70 ed ‘80 è stato associato ad una riduzione simile del rischio, sebbene il dosaggio estrogenico negli anni ’60 era più del doppio di quello degli anni ’80.
L’incidenza di carcinoma mucinoso (12% del totale) sembrava poco influenzata dall’uso di CO, mentre la riduzione del rischio non variava di molto per quanto concerne gli altri tipi istologici.

Nei Paesi industrializzati, l’uso per 10 anni di CO sembra ridurre l’incidenza di carcinoma ovarico prima dei 75 anni dall’1,2 allo 0,8 per 100 utilizzatrici e la mortalità dallo 0,7 allo 0,5 per 100; ogni 5000 anni-donna d’uso, sono stati prevenuti 2 carcinomi ovarici ed un decesso per malattia prima dei 75 anni.


Alla luce di questi risultati, i CO sembrano conferire una protezione a lungo termine nei confronti del carcinoma ovarico, avendo permesso di prevenire circa 200.000 casi di questa neoplasia e 100.000 decessi e facendo ipotizzare che il numero di carcinomi evitati nei prossimi decenni possa aumentare ad almeno 30.000 per anno.L’effetto dei CO sul cancro, comunque, è più complesso: infatti, sebbene sembrino ridurre il rischio di carcinoma ovarico ed endometriale, essi possono aumentare quello di carcinoma mammario e cervicale.


Dottoressa Maria Antonietta Catania

Riferimenti bibliografici

1) Lancet 2008; 371: 303-14.
2) Lancet 2008; 371: 275.

Contributo gentilmente concesso dal Centro di Informazione sul Farmaco della Società Italiana di Farmacologia - http://www.sifweb.org/farmaci/info_farmaci.php/

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