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Rifaximina e lattulosio per l'encefalopatia epatica
Inserito il 19 gennaio 2014 da admin. - gastroenterologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Nell'encefalopatia epatica l'associazione lattulosio/rifaximina si è dimostrata più efficace del lattulosio nel favorire il recupero clinico del paziente e nel ridurre la mortalità.

In una pillola precedente [1] si è visto che per il trattamento e per la prevenzione delle recidive dell'encefalopatia epatica si usano antibiotici non assorbibili come la neomicina e la rifaximina e disaccaridi come lattulosio e lattilolo.

Una revisione della letteratura di qualche anno fa aveva evidenziato che la rifaximina è efficace nel ridurre i sintomi e i segni clinici dell'encefalopatia epatica da lieve a moderatamente grave almeno quanto i disaccaridi [2].

Nella pratica clinica, però, spesso antibiotici non assorbibili e disaccaridi vengono prescritti contemporaneamente. Si tratta di una scelta corretta? Uno studio clinico randomizzato e controllato fornisce una risposta affermativa.

Lo studio ha valutato se l'associazione lattolusio/rifaximina sia più efficace del lattulosio [3].
Sono stati reclutati 120 pazienti ricoverati per encefalopatia epatica, randomizzati a ricevere lattulosio (30-60 ml per 3 volte al giorno) oppure lattulosio associato a rifaximina (1200 mg/die) per 10 giorni. Il follow up è durato fino alla dimissione. Nella maggioranza dei pazienti (circa l'80%) l'encefalopatia epatica era di grado 3 o 4 (per la classificazione dei gradi dell'encefalopatia epatica si rimanda alla pillola citata in bibliografia).
Si è visto che il recupero clinico completo riguardava il 76% dei pazienti trattati con l'assocazione e il 44% di quelli trattati con lattulosio.
La mortalità era rispettivamente del 23,8% e del 49,1%. In termini assoluti si aveva, quindi, una riduzione della mortalità di circa il 25% che porta ad un NNT molto favorevole (NNT = 4).
Non sono stati registrati eventi avversi gravi in entrambi i gruppi.

Che dire?

Si tratta di risultati davvero impressionanti, anche se, come sempre in medicina, saranno utili altri studi per confermarli. Nel frattempo ci pare comunque che la scelta di usare una terapia di associazione possa essere valida, anche perchè si tratta di farmaci da molto tempo in uso e quindi ben conosciuti, gravati da scarsi effetti collaterali. Tanto più se si considera che la condizione patologica per la quale vengono usati è grave, con una prognosi quoad vitam spesso sfavorevole e con armamentario terapeutico limitato.



Renato Rossi



Bibliografia

1. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=5672

2. Laurence KR et al. Rifaximin for the treatment of hepatic encephalopathy. Pharmacotherapy. 2008 Aug;28:1019-32.

3. Sharma BC et al. A randomized, double-blind, controlled trial comparing rifaximin plus lactulose with lactulose alone in treatment of overt hepatic encephalopathy. Am J Gastroenterol. 2013 Sep;108:1458-63.



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