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Studenti medicina Usa: il computer marginalizza il contatto umano
Inserito il 21 aprile 2019 da admin. - Medicina digitale - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

La sorpresa pasquale del Jama: il vecchio medico è morto. Potrà mai risorgere ?

Il Jama ( Journal of American Medical Association), prestigiosa rivista americana, per Pasqua ci ha riservato una piccola ma significativa sorpresa: gli specializzandi americani sono molto più legati ai computer che agli assistiti: vediamo di che si tratta e cosa possa significare in un prossimo futuro.(1)
I ricercatori hanno raccolto per due mesi, nel 2016, i dati relativi ai turni diurni e notturni di un totale di 80 specializzandi provenienti da sei programmi di insegnamento. I dati raccolti sulle 24 ore sono sorprendenti: la maggior parte del tempo è stata utilizzata per la gestione delle cartelle cliniche elettroniche (10,3 ore); un' altra consistente quantità di tempo è stata utilizzata per la comunicazione con i membri del proprio gruppo di lavoro (5,9 ore)e con altro personale (3,3 ore).
E i pazienti?? Con tutto quel lavoro ai medici rimane davvero poco tempo per il contatto con i pazienti: la cura diretta del paziente ha infatti impegnato gli specializzandi per sole tre ore; in altri termini gli specializzandi dedicano solo 1/3 del proprio tempo al contatto con i malati ed il tempo dedicato alla relazione con i computer è del 330% superiore a quello dedicato alla relazione con i pazienti.
I ricercatori sottolineano che non è stata provata una correlazione negativa tra la distribuzione dei tempi di lavoro ed i risultati delle cure ma i dati suscitano molti interrogativi. E' noto ad esempio che il fenomeno del Burnout è assai diffuso tra I medici americani: un quarto circa degli “specializzandi” americani presentano sintomi depressivi; vari esperti hanno in merito consigliato di valorizzare I rapporti interpersonali e con il paziente al fine di ridurre lo stress ed aumentare le gratificazioni(2).


Da anni vari illustri clinici americani manifestano la propria preoccupazione per la progressiva perdita del contatto tra medici e pazienti e recentemente il prestigioso New England Journal ha concesso spazio e rilievo a due stimati medici americani che esprimono forti preoccupazioni per quanto la medicina digitale ed ancor più la intelligenza artificiale abbia modificato la relazione medico-paziente che a loro parere rimane ancora il più importante fattore di cura(3).

E in Italia? Non siamo ancora ai livelli americani ma ci arriveremo presto ,visto che le voci critiche verso la informatizzazione “ selvaggia” sono piuttosto rare. Il modello americano esercita ancora un forte fascino sui nostri medici, specie giovani, e tutto ciò che è informatico e digitale viene accolto con un acritico entusiasmo.

Ma ciò che accomuna la larghissima maggioranza dei medici occidentali è la incapacità di comprendere come non siamo più di fronte ad una ennesimo progresso tecnologico, ma come invece il radicale mutamento di paradigma stia silenziosamente ma progressivamente cancellando non solo tutta la medicina ippocratica e con essa secoli di pensiero dell’Occidente, ma anche l’ approccio terapeutico millenario dell’Induismo, del Taoismo e del Buddismo tutti basati su un continuo contatto umano mediato dalla parola…
Resta, è vero ancora qualche grande clinico che non vuole divenire mera appendice delle macchine ( non possiamo scordare tra I medici di famiglia il trasgressivo -creativo Giuseppe Ressa (4)ed il geniale Renato Rossi(5)) ma non molto di più.
Forse più che le parole ad esprimere quanto sta avvenendo può aiutare la poesia di un grandissimo filosofo:

"Dio è morto! Dio resta morto! E noi l'abbiamo ucciso! Come potremmo sentirci a posto, noi assassini di tutti gli assassini? Nulla esisteva di più sacro e grande in tutto il mondo, ed ora è sanguinante sotto le nostre ginocchia: chi ci ripulirà dal sangue? Che acqua useremo per lavarci? Che festività di perdono, che sacro gioco dovremo inventarci? Non è forse la grandezza di questa morte troppo grande per noi? …” (6)


Riccardo De Gobbi



Bibliografia

1) Chaiyachati K H, Shea J A,JAMA Int Med 2019.: https://jamanetwork.com/journals/jamainternalmedicine/fullarticle/2730353

2) Mata DA, Ramos MA, Bansal N, et al.:Prevalence of depression and depressive symptoms among resident physicians: a systematic review and meta-analysis. JAMA 2015;314: 2373-83.

3) Verghese A, Thadanei Israni S : Humanizing Artificial Intelligence JAMA. 2019;321(1):29-30. doi:10.1001/jama.2018.19398
4) Ressa Giuseppe: “La tomba del medico” (rivista telematica di satira e profonde riflessioni) Legalmedica 2019

5) Rossi Renato: Sopravvivere tra numeri e statistica
http://www.pillole.org/public/aspnuke/download.asp?dl=370

6) Rossi Renato, Ressa Giuseppe: Il manuale di clinica pratica on line
http://www.pillole.org/public/manuale/Default.asp

7) Friedrich Nietzsche, "La gaia scienza" ( "Die fröhliche Wissenschaft") Adelphi edit. Milnao 2002




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