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PURGATORIO IN TERRA
Inserito il 07 agosto 2023 da admin. - professione - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

[Quando la giustizia divina prende la forma di malattia]

Giulio (detto “Purché Respirino” o più brevemente “Lo Scopone” per l’ intensa attività ginnica in camera da letto) non era un frequentatore assiduo del Bar.
Oddio, ci veniva abbastanza spesso da essere del gruppo, però i suoi passatempi, come noto, erano altri, e lui preferiva passare la maggior parte del suo tempo alla Casa dell’ Angelo dove le prostitute locali, le Canarine, prendevano in affitto stanze per le loro attività. E non mancava mai, se per caso ce ne era una nuova!

Siccome poi amava vantarsi con gli amici delle sue conquiste, e siccome le conquiste qualche volta uscivano dall’ ambito delle Canarine, era sì tollerato ma non era certo amato dagli altri maschietti della borgata. In particolare erano tutti molto diffidenti quando, per una ragione o per l’ altra, si avvicinava troppo alle signore accasate o fidanzate.
Si era un po’ moderato da quando aveva cominciato a fare troppo lo svenevole con Marisa, la moglie di Bruno. Così una sera era stato trovato, pesto e quasi esanime, in una cunetta al bordo della strada. Nessuno osava insinuare che Bruno ci entrasse qualcosa, lo stesso Giulio parlò di una macchina che lo aveva investito nel buio, ma di quella macchina non si trovò mai traccia, mentre tutti notarono l’ umore allegro dello Zozzo che eccezionalmente quel giorno offriva consumazioni a tutti.

La cosa che meravigliava tutti era la tranquilla acquiescenza della moglie di Giulio. Giuliana era una tipina timida, poco colta e, bisogna confessare, non bellissima.
Per questi motivi molti in borgata erano rimasti stupiti dal fatto che il più famoso seduttore della zona si fosse poi accontentato di una moglie così scialba e insignificante.
La cosa si chiarì quando fu chiaro che Giulio utilizzava la scarsa acutezza della moglie per fare tranquillamente i suoi comodacci.
Anche quando combinava qualche pasticcio finora ne era sempre uscito per il rotto della cuffia e Giuliana, sempre incredula sulle voci che sentiva girare, prestava fede anche alle scuse più inverosimili del marito.

Da un po’ di tempo, però, Giulio non stava benissimo. Veniva al bar con aria un pò stravolta, con gli occhi di fuori; era visibilmente calato di peso e vederlo in giro con i vestiti che gli pendevano addosso non era cosa piacevole. E si vedeva di meno, in giro. Annabella mi aveva raccontato che le sue visite alla Casa si erano nettamente diradate, e le canarine si dispiacevano del calo di lavoro che ne conseguiva.

In realtà c’era una ragione, io (come altri boss di zona) lo sapevo bene ma avevo giurato di non parlarne in giro…

Le cose infatti si erano complicate quando Giulio aveva cominciato a corteggiare Rita, la cugina di Giuliana. Mai pescare nello stagno di famiglia, dice un vecchio proverbio di borgata, ma evidentemente il richiamo della carne era stato troppo forte. Così Giulio cominciò uno strano menage con una serie di appuntamenti clandestini che però, in un rigurgito di astuzia, non organizzava al solito posto alla Casa dell’ Angelo. Erano troppo conosciuti, lì…
Essendo conducente di Autobus cittadini, con la scusa dei turni e dei cambiamenti di linea poteva impunemente girare tutta la città a tutte le ore. Era diventato bravissimo a trovare camere accoglienti a costo limitato un po’ dappertutto.
E pure Rita, vedi caso, si era messa a frequentare corsi vari di cucito, di cucina, di pittura o altro che la tenevano fuori casa e la portavano al centro per giri imprecisati.

Un giorno Giuliana era venuta da me per un consiglio su una bolletta da pagare, che le sembrava sbagliata.
La bolletta, in realtà, non aveva niente di speciale. Siccome il Sachem non è nato ieri (purtroppo…) non ci misi molto a sentire odore di bruciato. Bastò una chiacchieratina amichevole, e Giuliana sbottò tirando fuori la storia vera.

“ Vedi, Sachè, sono preoccupata per il mio matrimonio”.

“Ma va! “ Pensai. Ma mi cucii la bocca e non fiatai, nemmeno una parola.

“ Pensa che ieri notte mi è successa una cosa strana: Giulio era addormentato vicino a me, faceva caldo, e lui smaniava nel letto. Si girava e si rigirava, e io non riuscivo a prendere sonno. Poi si è messo a parlottare nel sonno: prima cacciava fuori suoni inarticolati, poi cominciarono a diventare parole. Allora mi venne l’ idea di fare come avevo visto in un film: mi accostai all’orecchio, feci una bella voce suadente e gli chiesi: “ Cosa stai dicendo, Giulio? Parlami, ti prego. Cosa mi vuoi dire?”
Giulio aveva continuato a smaniare, poi aveva cominciato a parlare “ Rita, Rita” ma più che parlare sembrava un ansimare “Rita, Rita” Mi vergogno di dirlo ma a quel punto ho drizzato le orecchie e ho insistito “Dimmi Giulio, dimmi …”
“Rita, Rita – rispondeva Giulio – stiamo attenti, stiamo attenti…”
“ Ma su, Giulio – ho insistito insinuante – dimmi di Rita, chi è Rita? – e siccome non rispondeva ho insistito - Cosa ci fai, con Rita?”

Giulio ebbe un rantolo, e le parole si strozzarono in gola. Sembrò aprire gli occhi, sbarrandoli, poi li richiuse serrandoli “ Rita, Rita, Rita… - brevissima pausa - RITARDO! – gridò - Faccio sempre ritardo! Stiamo attenti, non si può fare ritardo!”.

Cacchio, ho pensato io, che riflessi fulminei, incredibile!

Poi Giuliana continuò descrivendo un silenzio rotto solo dall’ ansimare di Giulio, che un esperto avrebbe potuto riconoscere come dettato da panico. Ma Giuliana, come ho detto, era un’anima candida.

“ Capisci, Sachè, io in quel momento mi stavo vergognando per essermi rosa dalla gelosia, pensa che mi era balzata in mente pure una tresca tra Giulio e Rita, mia cugina! Poi ho pensato di aver frainteso, era tutto un altro discorso! Mi sono sentita un verme a pensare così male di una cosa così innocente, di sospettare del mio povero marito! – Giuliana era arrossita – Non ho avuto il coraggio di dire niente quando si è svegliato. Ho fatto finta di niente. Che dici, Sachè, ho fatto bene?”

Mi guardava con occhi imploranti, con uno sguardo che mi pregava di darle ragione. Io rimasi per un momento senza parole cercando qualcosa da dire senza mentire ma senza nemmeno essere troppo esplicito, perché il Sachem consiglia ma non fa il delatore!

“ Sai, dopo ci ho ripensato, e mi è rimasto un tarlo, dentro… - continuò Giuliana - Dicono che a pensar male ci si azzecca sempre però tu mi hai sempre aiutato, aiutami pure stavolta, finora non ho fatto niente, dammi un consiglio, che devo fare?”

“ Secondo me, hai fatto benissimo, Giulià – dissi alla fine - Siete sposati da tanti anni, avete dei figli e lui in fondo non fa mancare mai il sostegno alla famiglia. Perché distruggere tutto solamente sulla base di un sospetto e di un incubo notturno? In fondo se le cose fossero effettivamente come temi potresti avere tanti modi per poterlo accertare”.
“ Ma poi che faccio? – sembrava disperata – lo ammazzo? Lo caccio di casa? E poi, come campiamo?”
“ No, Giulià, bada bene, non sto dicendo che i tuoi sospetti siano giustificati, non mi permetterei mai, però anche nell’ ipotesi che Giulio fosse colpevole (e guarda bene, io non ho detto nulla di simile) non mi sembra il caso di pensare a vendette estreme.
Non sempre la giusta punizione deve essere totale e coinvolgere e rovinare tante vite innocenti – presi un tono ispirato - Perché evocare l’ Inferno quando esiste pure il Purgatorio?”.

Una inusuale scintilla di comprensione le brillò negli occhi
“ Mi stai dicendo che ci devo ragionare sopra?”
” Ma io non dico niente di specifico, parlo solo in generale! Ti consigliavo solo prima di capire bene e poi prendere le cose con misura!”.
“E, casomai, prendere spunto dal Purgatorio?”
Gli occhi erano assorti. Non sembrava la solita tontolona…

Quando se ne andò aveva l’ aria insolitamente pensierosa poi, come venni a sapere dopo, passò da Casimiri (il medico di famiglia) e poi alla farmacia del Veronelli.
Fece anche altri giri, dentro e fuori la borgata.
Fece dei lunghi colloqui con Rosaria, la parrucchiera, vero Gazzettino Ufficiale di Collerotto, e addirittura con Serenella, la giovanissima cronista del giornale scolastico.
Nessuno disse nulla di preciso per via dell’ inviolabile “segreto professionale di borgata” ma è noto che siamo diventati tutti bravissimi a leggere tra le righe. Così alla fine mi ero tranquillizzato: nessun assassinio né tanto meno suicidio in vista.

Dopo pochi giorni iniziò il cambiamento di Giulio, visibilmente malato. Da quanto sembrava la malattia era pure contagiosa perché anche Rita, la “cugina”, non sembrava stare troppo bene, anzi, malgrado avesse cercato di resistere, alla fine era stata costretta a cambiare aria e tornare al paese, lontano da Roma. Il cambiamento le aveva fatto bene, perché lì sembrava essere guarita.

Casimiri aveva visitato accuratamente i due, e aveva riscontrato una “sindrome coleriforme” che però risultava fortunatamente negativa alle analisi batteriologiche.
La sindrome coleriforme, in linguaggio medico, sta a rappresentare una diarrea continua e profusa che, se non è retta da batteri patogeni, è molto debilitante ma non mortale.
La diagnosi era indubbiamente corretta, quindi, ma non chiarificatrice sulle cause della malattia…
Giulio aveva fatto un sacco di analisi ma nessuna era riuscita ad evidenziare il farmaco lassativo che Giuliana, con perfida astuzia, gli somministrava negli alimenti cambiando continuamente il tipo, il modo e la via di somministrazione. Avevo cominciato a sospettare che si servisse anche dei caffè di Bruno e dei dolcetti di Salvatore.

Veronelli rideva come un matto raccontandomi come Giuliana ne avesse comprate almeno tre qualità diverse, come si fosse informata sull’ uso e le controindicazioni, come le alternasse, come lei (gli sembrava di aver intuito) le interrompesse ogni tanto giusto per mantenere il marito, come diceva, “vivo ma malaticcio”, non più in grado di effettuare in giro quelle speciali performances che lo avevano reso famoso.
La faccenda andò avanti a lungo, e Giulio aveva perso parecchio del suo fascino.
Al bar, con aria innocente, ci informavamo sulla sua salute e commentavamo meravigliati come fosse possibile, ai tempi nostri, che non si riuscisse ad individuare il germe responsabile.
“ Incredibile! “ commentava Casimiri scuotendo la testa.

Don Bartolo, con una insolita esibizione di doppi sensi lo consolava “Stai tranquillo, passerà, che vuoi farci, è il tuo Purga-torio!” E molti di noi correvano a ridere in bagno.

Giulio, disperato, aveva consultato anche un paio di guaritori ma sembrava, chissà come mai, che i loro rimedi non facessero altro che riacutizzare il misterioso malanno. E Giulio, per un lungo periodo, dovette diventare una persona seria, tutto casa e famiglia.
Era incredibile, commentavamo noi del bar, in occasione di riservatissimi incontri, che tali diaboliche astuzie fossero state concepite e messe in atto con tanto successo da un’ anima tranquilla come Giuliana!

Ma, come dicono le Sacre Scritture:

“Temi il mite, quando si incazza!”

Secondo Don Bartolo non dicono proprio così, ma la traduzione in borgatese sembrò corretta perfino a lui!


“Noi, quelli del Bar dello Zozzo”
Daniele Zamperini – 2020 –
Matite di Roberta Floreani

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