Logo
  Capitoli     
         
   
Lo screening del cancro prostatico
Inserito il 19 febbraio 2006 alle 12:36:00 da R.Rossi. | stampa in pdf | Commenta questo capitolo | Consulta il tutorial pdf su come navigare il manuale al meglio
cambia
pag 1

Ressa:
Sono molto perplesso, dopo le recenti acquisizioni, circa l’utilità di questo screening.

Rossi:
Il problema principale è che il cancro prostatico è una neoplasia molto frequente.
Dati autoptici dimostrano che foci di cellule neoplastiche si ritrovano nella prostata di circa il 30-40% degli uomini oltre i 50 anni e nel 70% degli ultraottantenni. Tuttavia solo in una ridotta percentuale dei casi il tumore diventa sintomatico e porta a morte il paziente. Esistono, infatti, neoplasie evolutive e forme non evolutive, che non sarebbero mai diagnosticate se non venissero ricercate attivamente con lo screening.
Attualmente è possibile diagnosticare la malattia in una fase iniziale: si ritiene che lo screening con il dosaggio del PSA possa portare ad un’anticipazione diagnostica di parecchi anni. Però non si riesce a prevedere quali casi evolveranno negativamente.
Con uno screening ed un trattamento indiscriminato si rischia, pertanto, di "curare" neoplasie che non avrebbero mai dato segni clinici e che sarebbero rimaste quiescenti per tutta la vita. In altre parole molti muoiono "con" un cancro prostatico ma "non a causa" di esso.
Un altro problema nasce dal fatto che, nelle forme localizzate iniziali di cancro della prostata, non è ben chiaro quale debba essere il trattamento ottimale. Uno studio recente, che confrontava prostatectomia e "vigile attesa" nel cancro prostatico localizzato, ha dimostrato che l'intervento chirurgico riduce la mortalità specifica ma non la mortalità totale [1].

Ressa:
Credo che sia il momento di parlare del famoso PSA.


 
  pag 2 >>
 
2004 - 2024 © Pillole.org Reg. T. di Roma 2/06 | Contatti | Versione stampabile |      
ore 10:45 | 1233299 accessi| utenti in linea: 14854
Realizzato con ASP-Nuke 2.0.5