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LA LEGGE E' LEGGE
Inserito il 25 agosto 2022 da admin. - Narrativa - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Un racconto su un caso particolare, dove la legge mostra alcuni limiti nella rigida interpretazione

Quel giorno il Maresciallo Parrocchi entrò nel bar con l’ aria accigliata e depressa. Si diresse subito verso il mio tavolo, e questo mi preoccupò un pò, perchè anche se eravamo amici sapevo che Parrocchi teneva alla sua integrità e al suo dovere di carabiniere sopra ogni cosa. Avrebbe arrestato sua madre se le circostanze lo avessero richiesto, oppure si sarebbe dimesso dal servizio.
Si sedette sulla “sediaccia”, e anche questo non era usuale.
“ Sachè – mi disse con lo sguardo rivolto in basso – lo conosci un bravo avvocato? “

Azzo! pensai, è venuto ad arrestarmi. Ma perchè? Era un pò che facevo il bravo ragazzo e non combinavo niente di illegale! “ Qual’è l’ accusa?” riuscii a dire.
Lui alzo di scatto la testa “ Ma che dici, Sachè? Ma che hai pensato… - riuscì a sorridere un pò – ma no! Non è per te, anche se qualche volta in verità ci ho pensato. È per un caso particolare, un ragazzo che voglio aiutare”.
La mia curiosità si era ormai ridestata, e mi protesi in avanti per sentire la storia. Non ci fu bisogno di incoraggiamento.
“ Si tratta di Carlo, il figlio del Pasucci, te lo ricordi?”.

Certo che me lo ricordavo, lo conoscevano tutti: un povero ragazzo nato con una carenza di ossigeno al cervello per cui era rimasto handicappato, un pò stupido e svanito di cervello.

Un bravo ragazzo che faceva pena a tutta la borgata, coi vicini che si erano presi cura di lui aiutando la famiglia e sperando che col tempo riuscisse a riprendere ciò che alla nascita aveva perduto. Ma ora, ormai adolescente cresciuto, la situazione era immutata: un simpatico tontolone, grande e grosso, con la mentalità di un bambino e, come i bambini, con qualche disturbo occasionale di carattere che però qualche volta lo rendeva difficile da controllare.

I genitori si erano rivolti ai servizi sociali infantili, che lo avevano seguito fino alla maggiore età, con l’ adeguata terapia psichiatrica. Arrivato alla maggiore età i servizi pediatrici se ne erano lavati le mani e lo avevano scaricato ai servizi per adulti, notoriamente sovraccarichi e non proprio efficienti. I genitori si impegnavano a farlo seguire seguire a pagamento per quello che potevano ma non erano in grado di pagargli una terapia assidua e continuativa.

Un giorno, per motivi banali (la scelta di un canale TV) Carlo aveva litigato col padre e aveva dato in escandescenze lanciando oggetti dalla finestra e colpendo così anche il padre, causandogli in banalissimo livido sulla fronte.

Erano intervenuti i Carabinieri, chiamati dai vicini, che lo avevano fermato, avevano preso atto delle contusioni del padre e avevano fatto intervenire i servizi sociali.
“ Il ragazzo ha bisogno di essere curato meglio” Avevano detto
“ Non possiamo permetterci uno psichiatra a pagamento” era stata l’ ovvia risposta.
“ Guardate, c’è una possibilità: se voi sporgete una denuncia per le lesioni personali, considerando che si tratta di un ragazzo minorato e che le lesioni sono state minime, è possibile ottenere dal Giudice l’ affidamento al Servizio Psichiatrico territoriale. Verrà tenuto per un certo tempo in un Istituto e sottoposto a tutte le terapie necessarie, vedrete che ne avrà giovamento”.

Così fu fatto e in effetti il ragazzo, dopo un pò di tempo, tornò a casa più tranquillo e, come dissero i genitori, più “normale”.
Il problema è sorto dopo...

“ Andò tutto bene per parecchio tempo – continuò Parrocchi - ma poi, anche stavolta per motivi banali, il ragazzo ebbe una nuova crisi di nervi. I genitori, ricordando la procedura della volta precedente, andarono a denunciarlo confidando che lo affidassero nuovamente ai Servizi e che lo ricoverassero ancora, ma non fu così”

“ Cacchio! – feci io, che cominciavo a capire – Lui stavolta risultava recidivo!”

“ Proprio così! E stavolta non fu possibile ottenere l’ affidamento al servizio sociale; si stabilì il processo e il Giudice, tenendo conto di tutte le attenuanti possibili, dispose gli arresti domiciliari nella casa di famiglia. I genitori si erano resi conto di aver commesso una stupidaggine, loro non volevano che fosse etichettato come delinquente ma ormai non c’era niente da fare, doveva scontare la pena, per fortuna a casa, ai domiciliari.

Niente di male, uno pensa, in fondo se ne stava a casa sua. Solo che erano arrivate le feste natalizie e Carlo aveva l’ abitudine tutti gli anni di seguire la processione, che passava sotto casa sua.
I genitori erano a bottega e lui, vedendo passare tutta quella gente, era uscito di casa come tutti gli anni e aveva seguito tutto l’ itinerario. Nessuno se ne era reso conto, e noialtri, impegnati a mantenere l’ ordine, certamente non avevamo badato a questo giovane mescolato tra la folla. Non ce ne saremmo mai accorti. Solo che lui, alla fine, si era reso conto di essersi perso e non ricordava la strada di casa. Puoi immaginare cosa ha fatto? ”
“Immagino che avrà chiesto a qualcuno la strada”
“Si, però non gliel’ hanno saputa indicare. Oppure lui non ha capito. Allora cosa pensi che abbia fatto?”
“ Marescià, dimmelo tu, che mica c’ho la sfera di cristallo! ”
“ Sai cosa ha fatto? Ha visto il cartello con le indicazioni per la caserma, si è ricordato che lo avevamo trattato bene, si ricordava pure di me e così e, tranquillo tranquillo è venuto buono buono a dire: scusatemi, mi sono perso, per favore mi aiutate a tornare a casa?”

“Oh cavolo! E tu che hai fatto? L’ hai arrestato?”

“Purtroppo sì! Era diventato un evaso, sia pure dai domiciliari. Si era costituito, è vero, ma è sempre un reato grave. Ho dovuto arrestarlo e fare rapporto.

Ora essendo pregiudicato recidivo, evaso e ripreso, è stato chiuso in carcere ed è finito a quasi cento chilometri da qui. Tu capisci Sachè, i genitori sono brave persone e non si danno pace, la madre è disperata, loro avevano sporto denuncia perchè volevano curarlo e invece ora è in galera tra i delinquenti e ci dovrà restare.
Io l’ho visto, non capiva cosa gli stava succedendo, si rivolgeva a me, che ero un suo vecchio amico “Marescià, perchè non mi riporti a casa? Guarda che questa non è casa mia”. Grande e grosso piangeva come un bambino, come in effetti è.
Sachè, io ho fatto il mio dovere, non potevo fare altro, ma mi ci sento male. Lui si sente tradito da un amico, abbandonato dalla famiglia, è solo un povero ragazzino che non ha cognizione di ciò che ha fatto.
Sachè, qualche volta ti ho visto fare miracoli: lo conosci un avvocato bravo, uno bravo davvero, che possa convincere il giudice che, sostanzialmente, è solo un bambino innocente? Nella zona, e figurati, pure in caserma, stanno facendo una colletta per aiutare i genitori a pagare…”.

“ Marescià, farò tutto ciò che posso, ma sai meglio di me che certe volte la giustizia è un tritacarne che non risparmia nessuno. Tu hai provato a parlare col giudice? La tua divisa in fondo è una garanzia…”.

“ C’ho provato, Sachè, e sai cosa mi ha risposto? Mi ha squadrato come se fossi un verme o peggio, con aria quasi di schifo, e mi ha risposto ‘ Ma lo conosce lei il suo mestiere? Se non lo conosce, glielo spiego io: La Legge È La Legge, e nessuno può raggirarla, per nessun motivo “

Ci siamo guardati sconsolati, il Maresciallo ed io.
Certo, la Legge è la Legge, splendida, divina, ma certe volte non c’è nulla di più disumano.

Da “Il Bar dello Zozzo”
Daniele Zamperini

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