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REO CONFESSO |
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Inserito il 30 maggio 2024 da admin. - professione - segnala a:
Il dottorino era perplesso. “Sachè – mi fa - ma mi sai dire perchè tutti trattano con tanto rispetto Zio Ivo, quello del magazzino dietro la valle?”.
Io lo sapevo benissimo chi era Zio Ivo, a Collerotto bastava il nome. Un omone ormai anziano ma sempre vivace, con un vocione tonante e la risata aperta. Se Collerotto fosse stato un comune sarebbe diventato Sindaco senza fatica. Ma la storia risaliva a parecchi anni addietro.
“Vedi - faccio io - Zio Ivo è stato uno dei primi a mettere casa quaggiù, tanti anni fa. Veniva dal nord, aveva un pò di soldi e un sacco di intraprendenza. Mise su il magazzino (dicono che qualche volta, a quei tempi, ci girasse pure un pò di roba “strana” ma certo sono solo chiacchiere) e trattava bene tutti, clienti e lavoranti. Oddio, teneva sempre un occhio sui soldi, ma non strangolava nessuno.
Certo però non era uno stinco di santo, partecipava pure a qualche cosetta non proprio legale.
Lui e un gruppo di amici ad esempio erano soliti andare a caccia di frodo nelle campagne circostanti. Fagiani e soprattutto lepri che all’ epoca erano numerose ma che, secondo la legge, non si potevano cacciare fuori stagione. Ma chi poteva rinunciare ad una saporita cena, considerando anche che i cacciatori, dopo la battuta, dividevano le prede con gli amici della borgata?
Il problema era che all’ epoca c’era un altro comandante dei Carabinieri: un tenentino giovane e zelante, pignolo, insofferente contro tutte, e dico tutte, le violazioni della legge. Così una notte, avendo saputo che la congrega aveva preparato una battuta di caccia, organizzò una retata e colse sul fatto una mezza dozzina di padri di famiglia intenti a cacciare di frodo. Non prese Ivo perchè, per puro caso, era rimasto attardato.
Come puoi immaginare però ci fu qualcuno che avanzò il sospetto che lui fosse stato avvertito e sparse la chiacchiera in giro. Una tragedia! Non che il reato fosse così grave da far temere chissà cosa, ma minò la fiducia reciproca e avvelenò tutta l’ atmosfera di quella finora felice comunità.
Il giorno del processo erano tutti in aula per vedere cosa avrebbe fatto il Pretore; i cinque imputati erano tutti mogi da una parte, il tenentino, tutto tronfio gonfiava il petto. Il colpo di scena fu quando Ivo entrò e chiese di poter testimoniare. Le orecchie di tutti si drizzarono: cosa avrebbe detto il fellone? Avrebbe accusato i suoi amici oppure avrebbe espresso una difesa pro forma che tutti sapevano inutile perchè tanto erano stati colti sul fatto?
Ivo si stravaccò comodamente sulla sedia del testimone: “ Vede, signor Giudice, io sono amico di questi signori e spesso li accompagno nelle loro gite in campagna”. Il giudice cominciò a guardarlo storto. “ Noi – continuò Ivo – abbiamo molto a cuore il benessere delle nostre famiglie, ci teniamo che i nostri figli crescano sani e forti. E non vogliamo che restino senza il sostegno della famiglia. Per questo qualche volta quando andiamo in giro di notte, a scanso di pericoli e di malintenzionati, ci portiamo appresso, ma senza cattive intenzioni, le assicuro, la doppietta”.
Il cipiglio del giudice si accentuava ad ogni parola, aveva la netta sensazione di essere preso per i fondelli.
“ Vede, succede spesso però che girando di notte con i fari accesi si vedano un paio di orecchie lunghe che spuntano dal terreno. Se uno poi guarda bene si vede che piano piano spunta fuori una testa di coniglio che si incanta a guardare le luci dei fari. Incantati, signor Giudice, restano con aria ebete a guardare i fari, mica scappano o si nascondono. Anzi, piano piano escono fuori a guardare e si avvicinano come scemi. E allora, di fronte a tanta provocazione, che può fare un povero padre di famiglia? Se la lepre ci sfida, basta una schioppettata e la cena è fatta. A dire la verità pure io, quella sera, stavo lì, non mi hanno visto ma di lepri ne avevo prese addirittura tre”.
Il giudice era diventato paonazzo: “ Lei sta confessando…”. “Cosa? – fa Ivo con aria ingenua – che stavo con gli amici? Ma certo! Gli amici mica si abbandonano!”.
Dopo un attimo di silenzio basito l’ aula esplose in un applauso e in un “ Bravo!” uscito dalle gole dei presenti. Le mogli degli imputati lo guardavano adoranti e pure questi ultimi seguivano la scena ad occhi sbarrati. “ E sia chiaro - continuò Ivo – che se c’è un’ ammenda da pagare, pagherò io per tutti, in fondo sono stato il più fortunato, di lepri ne ho prese tre!!”
Alla fine pure il giudice decise di tagliare corto, diede una multa salata a tutti e li lasciò andare. Ivo venne portato in trionfo. Capisci perchè da allora gode del massimo rispetto? Era povera gente, si sono sentiti sostenuti e protetti in un momento difficile. È una cosa che conta molto tra le persone semplici”.
Daniele Zamperini (2020) - “Al Bar dello Zozzo” – Matite di Roberta Floreani
Alcune foto (autentiche) del malfatto sono sul sito Scienza e Professione, spedite insieme al bollettino mensile
Ciao, IVO... Sit terra levis
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