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Le radici sociali della malattia - Parte quarta
Inserito il 30 ottobre 2025 da admin. - scienze_varie - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  



Gli studi Whitehall

Il primo studio Whitehall, avviato nel 1967, ha seguito oltre 18.000 uomini dipendenti pubblici e ha mostrato che i lavoratori con status occupazionale più basso avevano un rischio di morte tre volte superiore rispetto ai colleghi nei ranghi più elevati. Il Whitehall II, lanciato nel 1985 e tuttora attivo, ha incluso anche le donne e ha indagato le cause di queste disuguaglianze, evidenziando il ruolo centrale esercitato sulla salute dallo stress cronico, dalla mancanza di autonomia, dall’insicurezza lavorativa e dalla carenza di supporto sociale.
L’ipotesi di Barker
Nel 1989 l'epidemiologo britannico David J.P. Barker pubblicò uno studio (noto come studio di Hertfordshire) in cui si dimostrava un’associazione tra la salute infantile e le malattie cardiovascolari negli adulti. Nacque la cosiddetta "ipotesi di Barker" secondo cui le malattie cardiache sono collegate alla nutrizione prenatale e postnatale precoce. Inizialmente l’ipotesi di Barker venne rifiutata dal mondo accademico che abbracciava la teoria tradizionale secondo cui le malattie cardiache erano provocate principalmente da fattori legati allo stile di vita in età adulta. Barker e il collega Clive Osmond trovarono che le aree con alta mortalità infantile avevano tassi più elevati di malattie cardiache negli adulti. Lo studio evidenziò che un basso peso alla nascita è associato a un aumento del rischio di mortalità per malattie cardiovascolari sia negli uomini che nelle donne. In particolare, negli uomini, un basso peso a un anno di età era correlato a un rischio maggiore di malattie cardiovascolari in età adulta. Il basso peso alla nascita risultava associato anche a un aumento del rischio di malattie muscoloscheletriche, polmonite, lesioni di vario tipo e diabete nelle donne. Pur se non dimostra che un basso peso alla nascita è dovuto a disuguaglianze sociali, le sue conclusioni si possono collegare indirettamente a fattori socioeconomici che influiscono sulle condizioni di salute della madre, del feto e dei neonati.


Renato Rossi



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