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Le radici sociali della malattia - Parte quinta |
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Inserito il 06 novembre 2025 da admin. - scienze_varie - segnala a:
Le Marmot Reviews
Sir Michael Marmot, che ha partecipato al Whitehall I e condotto direttamente il Whitehall II, ha sfruttato i risultati ottenuti per identificare, nel suo rapporto del 2010 intitolato “Fair Society, Healthy Lives” (noto come Marmot Reviews), sei aree di intervento per ridurre le disuguaglianze sanitarie: dare il miglior inizio possibile di vita ai bambini; permettere a tutti gli individui di sfruttare al massimo le proprie capacità e di controllare la propria vita; creare occupazione equa e giusta per tutti; garantire a tutti un livello di vita sano; sviluppare comunità salubri e sostenibili; rafforzare la prevenzione delle malattie. Molti paesi e regioni si sono ispirati alle “Marmot Reviews” per sviluppare politiche sanitarie eque e sostenibili (per esempio la Svezia, l’Australia, la Nuova Zelanda, l’Ontario, La Finlandia). In Italia l’Emilia Romagna ha avviato vari progetti orientati a studiare e valutare l’impatto dei determinanti sociali ed economici sulla salute. Nel distretto di Rimini, per esempio, è nato il progetto “Nodi territoriali di salute” (vedi box) che ha l’obiettivo di creare dei servizi efficienti per far fronte ai bisogni della comunità locale (https://www.comune.rimini.it/documenti/documenti-tecnici-di-supporto/nodi-territoriali-di-salute). A Bologna sono stati effettuati studi atti a identificare i quartieri della città con i peggiori indicatori economici e di salute (https://iris.unito.it/retrieve/54d8201f-a313-4e53-90ec-7c2fe4cec730/45-ep2020-5-6s1-art4-0.pdf?).
I nodi territoriali di salute
Il progetto 'Nodi territoriali di salute' è nato con l'obiettivo di promuovere un approccio integrato alla salute per superare le disuguaglianze territoriali nell'accesso alle cure. Coinvolge molti attori (servizio sanitario, amministrazione locale, organizzazioni sociali) e si propone di creare un sistema che risponda ai bisogni specifici delle diverse aree del territorio, considerando le differenze socio-economiche e culturali. Dai primi dati disponibili si evince che vi è stato un miglioramento significativo nell'accesso alle cure per le persone che vivono in aree meno servite, con una riduzione del 15% dei ricoveri non necessari. Inoltre, i tassi di screening per le malattie croniche sono aumentati del 20%, grazie a una maggiore sensibilizzazione e prevenzione. Tuttavia, vi sono anche delle criticità: ad esempio difficoltà a integrare i servizi sociali e sanitari in alcune zone periferiche e una disparità nei tempi di attesa per accedere ad alcune prestazioni specialistiche.
Conclusione
L’assistenza sanitaria incide solo per circa 10–20% sugli esiti di salute; il resto dipende da fattori sociali, economici, ambientali e comportamentali (Schroeder, NEJM, 2007). Il gradiente sociale di salute mostra che ogni livello socioeconomico inferiore corrisponde a peggiori indicatori di salute, non solo la povertà estrema. Questa prospettiva aiuta il medico a vedere ogni paziente come parte di un sistema più ampio: i determinanti sociali ed economici non sono “accessori” della pratica clinica, ma parte integrante della diagnosi e della prognosi. Conoscerli permette di comprendere meglio i pazienti, spiegare l’aderenza terapeutica e individuare interventi più efficaci.
Renato Rossi
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