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MENO MALE...

Categoria : professione
Data : 10 luglio 2025
Autore : admin

Intestazione :

Durante la solita partita settimanale di poker (tenuta nel retro del bar) era uso, siccome le quote erano piuttosto basse, scambiarci aneddoti e raccontare un po’ di storielle divertenti, se no i giocatori rischiavano di finire tutti addormentati.



Testo :

Maestro in questo settore era Teodoro, che attingeva ad una scorta apparentemente illimitata di storielle curiose. Il fatto era che, con l’ eta’, stava diventando smemorato, non ricordava piu’ quali erano le storielle gia’ raccontate e tendeva a ripetersi un po’ troppo spesso.
Quando ricomincio’ a raccontare per l’ ennesima volta la sua mirabolante (e incredibile) avventura con la biondina al mare la disperazione comincio’ a sepeggiare nel gruppo.

Tanto per cambiare un po’ argomento, a questo punto Veronelli decise di stuzzicare un po’ Giorgio, uno dei nuovi acquisti del gruppo. In famiglia lo chiamavano, un po’ sfottenti, “Menomale”, ma nesuno sapeva perche’. Una persona massiccia ma placida, dall’ aria tranquilla, che non alzava mai la voce, perche’ mai lo chiamavano "Menomale"? Era evidentemente la contrazione di una frase, ma a cosa alludeva? I familiari chiamandolo cosi’ ridacchiavano, ma perche’?
Era un uomo sulla sessantina, pensionato e tranquillo, che non amava parlare degli affari suoi.
Non si era ancora mai esibito in racconti personali ma si sperava che il suo soprannome nascondesse qualche episodio drammatico o divertente o, magari, addirittura piccante. Lo speravamo tutti, anche se il suo fisico non sembrava promettere chissache’; tuttavia, pur di non risentire il racconto di Teodoro…
L’ unica implicita regola del bar e’ che gli episodi raccontati in loco dovessero essere almeno pressappoco autentici.
O almeno un po’ verosimili…

Pungolato dai presenti, messo alle strette, con i freni inibitori allentati dalla birra, alla fine Giorgio si decise a parlare.
Fino a pochi anni prima – racconto’ - viveva all'ultimo piano di un palazzo verso il centro della citta’. Poi, andato in pensione, si era trasferito in borgata, in un appartamento meno prestigioso ma piu’ comodo ed economico, che doveva essere al piano terra o al massimo al primo piano.
Il motivo ce lo avrebbe spiegato: era connesso all’ origine del soprannome.

Spiego’ agli ormai non piu’ annoiati ascoltatori che da quando aveva messo su famiglia la sua vita era stata un placido tran-tran: ogni mattina faceva colazione con la moglie Anna e poi, prima di andare al lavoro, si ritirava in bagno per il suo rituale quotidiano: sedersi sul vater, leggere il giornale e fumare una sigaretta.
Era il suo momento di relax, lontano dai problemi familiari, in cui si teneva informato sulle ultime notizie e si isolava dai rumori della città.

Oddio – pensarono in molti – l’ immagine di Giorgio seduto sul vater non prometteva sviluppi emozionanti…

Una mattina, mentre stava sfogliando le pagine della cronaca, si sentì improvvisamente male. Un malessere che non riusciva a definire: non riusciva più a leggere, i caratteri gli ballavano davanti agli occhi come se fossero mossi da una forza invisibile. Provava un senso di vertigine, di nausea, di paura.
Una diagnosi gli balzo’ immediatamente alla mente: stava avendo un ictus!

Chissa’, forse una piccola trombosi, ma forse addirittura un’ emorragia cerebrale, un aneurisma, una ischemia estesa!

Sentì come se il suo cervello stesse per esplodere, come se il suo cuore stesse per fermarsi. Stava per morire! Non riusciva nemmeno a tener fermo il giornale, che, ormai illegibile, gli ballava davanti agli occhi.
Si arrese al destino e si preparò a lasciare cosi’ questo mondo, sul vater, con il giornale in mano e la sigaretta in bocca.
Che fine ignominiosa!

Cercò di chiamare aiuto, ma la voce non gli usciva. Era paralizzato, impotente, terrorizzato. Gli balzo’ in mente l’ immagine del suo funerale, con i presenti che ridacchiavano sguaiatamente per le “particolari” circostanze del decesso.

E mentre si dibatteva nella nebbia del terrore e della vergogna senti’ affiorare una voce familiare. Era la voce di Anna, la moglie, che bussava alla porta del bagno e gridava, spaventata:

"Giorgio, aiuto! Vieni, corriamo! Giorgio, c'è un terremoto, tutto il palazzo sta tremando! Dicono che e' leggero, che non ci sono vittime, ma e' meglio scappare, dobbiamo scendere!"

Giorgio riaprì gli occhi, incredulo.
Non era un ictus, non era una trombosi, non era un aneurisma.
Era un terremoto, un terremoto che scuoteva il palazzo, e che, all’ ultimo piano, veniva avvertito con particolare violenza. Un terremoto che faceva vibrare il vater, che gli faceva oscillare il giornale davanti agli occhi…
Non stava morendo di ictus, era un terremoto!

"Ah - pensò allora Giorgio - Meno male! Solo un terremoto! Solo un terremoto! Meno male!!!
Guardo’ i muri, non vide crepe minacciose ne’ soffitti pericolanti…

“Meno male – rispose allora alla moglie – Meno male…”

E riprese, rassicurato, a leggere.


Daniele Zamperini - 2024



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stampato il 06/07/2025 alle ore 15:39:07