Bifosfonati e fratture atipiche di femoreCategoria : ortopedia Data : 05 febbraio 2012 Autore : admin Intestazione : L' AIFA ha pubblicato una nota informativa sul rischio di fratture atipiche del femore associate all’uso di bisfosfonati. Testo : Le fratture atipiche del femore sono considerate un effetto di classe dei bisfosfonati e un’avvertenza relativa a questo rischio è stata aggiunta alle informazioni del prodotto di tutti i medicinali contenenti bisfosfonati. Raccomandazioni per i medici: Referenze 1. http://goo.gl/aefmd 2. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=5121 3. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=5189 4. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=5315 A cura di Patrizia Iaccarino Commento di Luca Puccetti Le fratture atipiche si verificano dopo un utilizzo prolungato di bisfosfonati. E' interessante notare che, contrariamente a quanto avviene nei trials, ove i pazienti sono strettamente monitorati e spesso si verifica l'assunzione di ogni singola dose prevista dal protocollo, nell'uso tipico, ossia nella pratica clinica routinaria, è molto frequente l'utilizzo di bisfosfonati senza la contemporanea assunzione di calcio e vitamina D. E' ben noto che molti pazienti non tollerano bene il calcio specialmente per eventi avversi o semplici disconforts a livello del tratto gastroenterico consistenti in dispepsia, stipsi ed algie addominali. E' comune osservare che il paziente, dopo un certo numero di settimane non chiede più il rinnovo della prescrizione del calcio o dell'associazione calcio e vitamina D. E' proprio questa condizione che può favorire la comparsa di fratture atipiche per l'instaurarsi di un iperparatiroidismo secondario indotto dagli stessi bisfosfonati. Oltre a tale meccanismo, anche l'accumulo stesso dei bisfosfonati a livello del tessuto osseo può costituire un fattore di rischio per l'insorgenza delle fratture atipiche. E' pertanto opportuno sensibilizzare il paziente in terapia con bisfosfonati per osteoporosi ad assumere regolarmente il calcio prescritto ovvero, nei pazienti intolleranti, prescrivere una dieta contenente calcio e supplemetazioni per os di vitamina D, anche per boli settimanali o mensili, controllando che l'assunzione avvenga veramente tramite il dosaggio della OHVitD3 e che siano raggiunti livelli plasmatici adeguati. E' ben noto infatti, fin dallo studio SENECA, che anche alle latitudini italiane i livelli plasmatici di vitamina D sono largamente deficitari rispetto ai fabbisogni raccomandati, anche pr la mancanza di supplementazione della vitamina D nei cibi. |