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Coronavirus: ancora studi sull'idrossiclorochina
Inserito il 22 aprile 2020 da admin. - infettivologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Due lavori sull'idrossiclorochina concludono che è necessario aspettare i risultati degli RCT per trarre conclusioni affidabili.



Continuano ad essere pubblicati studi e revisioni sull'uso dell'idrossiclorochina nell'infezione da SARS-CoV-2.

Interessante una revisione sistematica della letteratura che ha analizato gli studi disponibili fino al 15 aprile 2020 [1].
In pratica si tratta di 3 studi in vitro, 2 studi in aperto non randomizzati, 2 studi in aperto randomizzati, 1 studio osservazionale di follow-up, 3 revisioni, 10 comunicazioni brevi.
Negli studi in vitro l'idrossiclorochina sembra efficace nell'inibire il SARS-CoV-2, tuttavia queste evidenze non sono sufficienti per l'uso nei pazienti con COVID-19. Infatti le prove di sicurezza ed efficacia sono scarse ed è necessario attendere che siano pubblicate evidenze più robuste.

E' stato pubblicato anche un ampio studio osservazionale retrospettivo [2] effettuato su 368 pazienti ricoverati presso i centri medici della Veterans Health Administration.
Sono stati valutati due outcomes clinici importanti: i decessi e il ricorso alla ventilazione meccanica.
Nel gruppo trattato con idrossiclorochina il decesso si è verificato nel 27,2% dei casi, nel gruppo trattato con l'associazione idrossiclorochina/azitromicina nel 22,1% dei casi, nel gruppo trattato con terapia standard nell'11,4% dei casi.
La differenza era statisticamente significativa per il confronto idrossiclorochina e terapia standard (p = 0,03), non per il confronto idrossiclorochina/azitromicina versus terapia standard (p = 0,72).
Il ricorso alla ventilazione si ebbe rispettivamente nel 13,3%, nel 6,9% e nel 14,1% dei casi (differenze stasticamente non significative).

Che dire?

Entrambi gli studi portano ad un'unica conclusione: le evidenze non sono tali da permettere conclusioni affidabili, per le quali sarà necessario attendere i risultati di studi randomizzati e controllati.

Lo studio americano [2], pur essendo effettuato sul più ampio campione finora analizzato, e pur avendo valutato outcomes importanti dal punto di vista clinico (mortalità e necessità di ventilazione meccanica), è di tipo osservazionale retrospettivo, quindi soggetto a vari tipi di bias che non possono essere esclusi nonostante aggiustamenti messi in atto per correggere fattori di confondimento.
Infatti i tre gruppi confrontati non erano randomizzati, quindi i risultati vanno sempre interpretati con cautela. In generale, però, si può dire che gli studi osservazionali tendono a restituire risultati più favorevoli al trattamento rispetto agli RCT.

Recenti linee guida emanate dai National Institutes of Health statunitensi, cui hanno collaborato numerose Società Scientifiche, la FDA e i CDC, sottolineano che per ora non è possibili fornire raccomandazioni sui vari farmaci proposti per la terapia della COVID-19 per mancanza di prove [3].



Renato Rossi



Bibliografia

1. Suranagi UD et al. Hydroxychloroquine for the management of COVIS-19: Hope or Hype? A Systematic review of the current evidence.
medRxiv
https://doi.org/10.1101/2020.04.16.20068205

2. Magagnoli J et al. Outcomes of hydroxychloroquine usage in United States veterans hospitalized with COVID-19.
medRxiv
https://doi.org/10.101.2020.04.16.20065920

3. http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=7365

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