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Fibrillazione atriale
Inserito il 16 febbraio 2006 alle 05:15:00 da R. Rossi. | stampa in pdf | Commenta questo capitolo | Consulta il tutorial pdf su come navigare il manuale al meglio
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FIBRILLAZIONE ATRIALE


Ressa:
La fibrillazione atriale (FA) è l'aritmia più comune che il clinico deve gestire, la sua frequenza aumenta con l'età e si stima che circa il 10% degli anziani oltre i 65 anni ne soffrirà.
Ci sono due possibilità di presentazione: o il paziente viene a visita perché ha avvertito l’aritmia (descritta, di solito, come una “frullatina in petto” o similaria), o ne ha accusato le sue conseguenze, che possono arrivare a sintomi e segni di scompenso, oppure è il medico che se ne accorge casualmente, in corso di un controllo di routine di un paziente affetto da altre patologie cardiovascolari.

Rossi:
La diagnosi è generalmente posta già con l'esame clinico che evidenzia un ritmo cardiaco del tutto caotico e disordinato; in alcuni casi la frequenza è aumentata, in altri casi può essere del tutto normale o può esserci anche bradicardia se si instaura un certo grado di blocco atrio-ventricolare (spontaneo o indotto farmacologicamente). Qualche volta l'esame clinico inganna perché la frequenza è normale e la successione dei battiti quasi regolare per cui viene scambiata con un ritmo sinusale o con una aritmia respiratoria.

Ressa:
Quindi l’ECG è importante se c’è il sospetto.

Rossi:
L'ECG permette comunque la diagnosi perché mostra che in realtà il ritmo non è mai del tutto regolare e soprattutto (criterio diagnostico) la mancanza di onde P e la presenza di fini ondulazioni della linea isoelettrica.

Ressa:
Una volta fatta la diagnosi si pongono 3 problematiche:
a) da quanto tempo si è instaurata
b) la causa
c) la terapia

 
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