Rossi: Alcuni studi recenti hanno dimostrato che una strategia terapeutica rivolta al controllo della frequenza è equivalente ad una terapia volta al ripristino del ritmo sinusale [3,4,5,6] in termini di mortalità totale. Il semplice controllo della frequenza non è quindi inferiore al controllo del ritmo e anzi in alcuni casi la terapia meno aggressiva comporta più benefici della terapia antiaritmica che induce più ospedalizzazioni ed effetti collaterali [3]. Una meta-analisi conferma questi dati [15].
Ressa: Dobbiamo concludere che la cardioversione (elettrica o farmacologica) è superata?
Rossi: In realtà vi sono pazienti che potrebbero trarre giovamento dal ripristino del ritmo sinusale e dal suo mantenimento, per esempio i pazienti giovani con episodi parossistici e cuore apparentemente normale. In linea generale possiamo dire che hanno più probabilità di rispondere al tentativo di cardioversione le FA di recente insorgenza, quelle con atrio sinistro non dilatato e senza alterazioni valvolari mitraliche. Il problema però è che spesso non è facile dire da quanto tempo sia insorta l'aritmia. Inoltre in molti casi la FA recidiva a distanza di settimane o mesi dal primo episodio e allora il ripristino del ritmo sinusale diviene più problematico. Se si ritiene di procedere con la cardioversione, il paziente va scoagulato iniziando con eparina ed embricando il warfarin. Dopo il rispristino del ritmo il warfarin va continuato per alcune settimane.
Ressa Ci ricordi quali farmaci usare a questo scopo?