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Fibrillazione atriale |
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pag 7
Rossi: Per il medico pratico può risultare utile ricordare le seguenti raccomandazioni [9], non valide in caso di pazienti con fibrillazione atriale post-operatoria o post-infartuale, con scompenso cardiaco in classe IV, in quelli che già assumono farmaci antiaritmici o con valvulopatie. Nella maggior parte dei casi può essere sufficiente il controllo della frequenza; tentare di controllare il ritmo può essere appropriato in alcuni casi (sintomi del paziente, tolleranza allo sforzo, preferenza del paziente). Per controllare la frequenza (sia a riposo che sotto sforzo) sono efficaci: atenololo, metoprololo, diltiazem, verapamil ; la digoxina controlla la frequenza solo a riposo e dovrebbe essere usata come seconda scelta. Per la caridoversione si può ricorrere sia a quella elettrica che farmacologica: se precoce va preceduta da ecocardiografia transesofagea per escludere un trombo intracardiaco ed associata ad anticoagulante, se ritardata deve prevedere uan anticoagulazione di 4 settimane sia prima che dopo il tentativo. Se il paziente ritorna a ritmo sinusale in genere non si dovrebbe prescrivere un antiaritmico perchè i rischi possono superare i benefici, esclusi pazienti selezionati in cui l’aritmia peggiora alq aulità di vita (per mantenere il ritmo si possono usare amiodarone, disopiramide, propafenone, sotalolo). Aggiungerei due ultimi consigli: a) nei primi giorni in cui si prescrive il warfarin è utile associare un'eparina a basso peso molecolare a dosi profilattiche nell'attesa di raggiungere l'INR desiderato b) anche l’asa non va dato se c’è una condizione di piastrinopenia (< 100mila).
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